INTRO

ROBERTO MOLINARI E LA SUA PHOTOSOPHIA

Ci ha lasciato domenica 23 il poeta-fotografo di Gemonio

“La visione è l’arte di vedere cose invisibili” e in questo modo Roberto Molinari ha dato al mondo dell’arte e agli artisti la sua personale poetica di ripresa attraverso la fotografia. Attivo da oltre trent’anni in territorio varesino e nazionale, Molinari era passato dalla passione per il disegno a china e matita, che coltivava con grande raffinatezza, a metà anni Ottanta, all’amore per la fotografia d’arte e di reportage poetico, lui stesso stampatore dei suoi indimenticabili bianchi e neri. Con chi firma questo articolo ha scattato migliaia di fotografie in studi, atelier, mostre d’arte, vernissage, conferenze stampa, pubblicate anche per La Prealpina e Lombardia Oggi tra il 1990 e il 2000, ma soprattutto veniva chiamato dagli artisti per la sua capacità poetica di documentare il lavoro dell’arte e il suo esito pubblico rispettando la personalità dell’autore, accentuandola naturalmente. Con leggerezza, pudore, semplicità e sincerità, si muoveva intorno ai soggetti  quasi impercettibilmente, come uno spirito che coglie l’apparire segreto del mondo. La sua fotografia possiamo ribattezzarla ‘photosophia’ perché la sua attenzione era all’anima e al senso delle cose, in relazione una con l’altra. Non si limitava a riprendere le opere d’arte destinate a essere scontornate su un catalogo, le faceva vibrare dello spazio circostante, della luce interiore, del significato per un preciso momento storico o un moto sentimentale. La sua è stata una fotografia essenziale, piena di verve, a volte drammatica, a volte gioiosa, sempre rispettosa di ciò che andava a immortalare per sempre, in connessione col senso della vita. La sua ispirazione ci ha insegnato a vedere il mondo con la sua delicatezza poetica tanto da rendere icona ogni cosa che fotografava, come lo scorso anno il grande lavoro per Lucio Fontana nella casa di Comabbio dove ha documentato, insieme ai nipoti del grande artista, in modo essenziale e poetico i suoi strumenti, come taglierino e colori, e i suoi indumenti di lavoro nell’ambiente di design domestico.

La macchina fotografica, l’obiettivo, erano il prolungamento della sua visione cerebrale ed emozionale, tanto quanto era noto per le sue contorsioni nello scatto per carpire le visioni dai punti di vista più segreti. Proprio due mesi fa con noi curatori aveva appena concordato col Direttore dei Musei Civici di Varese la sua mostra personale per i trent’anni di attività fotografica, destinata agli inizi del prossimo anno in Sala Veratti e dal titolo “Obiettivo Soggettivo, i volti nell’arte di Roberto Molinari da Azuma a Scheiwiller”, un repertorio di stampe da lui realizzate negli anni Ottanta e Novanta e una serie di altre fotografie fino alle più recenti, capaci di donarci l’intimità degli artisti e delle loro opere in un centinaio di scatti scelti. Nomi internazionali come Azuma, Abate, Botero, Dangelo, Fabbri, Scheiwiller, Shiao, Veronesi, Sangregorio, Baj, Borghi, Bodini, Lerpa, Ukrufi, per citarne alcuni, accanto ai non meno noti e ben conosciuti a Varese quali D’Oora, Ferrario, Robusti e Robustelli, Reggiori, Vicentini, Lischetti, Arcangioli, Ranza, Zilio, D’Ambros, Morlotti, Traini, Costantini, Monti, Lindner, Ambrosini, Chisari, Quattrini, Scarabelli, Tapia Radic e la lista prosegue. Ha pubblicato le sue fotografie in numerosi cataloghi di artisti, riviste, quotidiani, mai per vanto personale, sempre per servizio agli altri, generosamente. Questo lavoro sulla sua opera proseguirà per avere corpo nella mostra in preparazione e col suo archivio.

Una malattia fulminante gli ha interrotto ogni prospettiva, a settant’anni da pochi mesi compiuti, lasciando il figlio Alessandro, parenti, amici, artisti, sconvolti dalla velocità dell’accaduto. Molinari stava lavorando alla grande mostra per Eugenio Pellini e Vittorio Tavernari che a fine maggio si aprirà negli spazi del Museo Bodini e Museo Salvini a Gemonio e allo Studio Almiarte, e alla SOMS di Caldana dove ci sarà proprio la parte fotografica degli studi degli artisti visti negli scatti di Roberto.

Il funerale sarà celebrato nella chiesa romanica di San Pietro a Gemonio, dove ha sempre dato il suo prezioso contributo, anche nella fase di costruzione delle cappelle di Albino Reggiori, mercoledì 26 aprile alle ore 10.30.

Debora Ferrari

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CONFESSO CHE HO GIOCATO di Paolo Della Corte

Fase Architetti Associati propone in prima assoluta una mostra fotografica di Paolo Della Corte e presenta l’app guida per la Bosnia Erzegovina realizzata per Oxfam Italia.

Giovedì 27 giugno 2013, ore 17>20 | Fase AA piazza Castello 17 | Milano

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FASE ARCHITETTI ASSOCIATI di Milano, fondato da Paolo Sala e Anthony Fekete, è lo studio che si occupa di progettazione architettonica collaborando stabilmente con società e studi professionali per lo sviluppo di progetti, avvalendosi del contributo di esperti e studiosi per formare gruppi di analisi su temi di particolare complessità. Nello specifico i campi di applicazione spaziano dalla ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente alle nuove costruzioni, progettando abitazioni private, complessi residenziali, show rooms e sedi operative.

Una caratteristica che distingue FASE ARCHITETTI ASSOCIATI è la modalità dell’elaborazione progettuale architettonica, privilegiando il lavoro di gruppo che integra le specifiche competenze in una filosofia professionale collettiva, capace di comprendere al meglio l’intero sviluppo dei singoli progetti. E’ in questo senso che lo studio ha pensato di aprirsi al pubblico proponendo corsi, appuntamenti culturali, eventi espositivi selezionati, iniziando lo scorso dicembre con una mostra di Samuele Arcangioli e Gabriel Fekete, a cura dell’arch. Laura Sangiorgi. Ora, in collaborazione con una nuova realtà artistica quale Neoludica Game Art Gallery, sta nascendo un programma di appuntamenti volti a mettere in relazione la progettualità del costruire con la creatività dell’arte attraverso la testimonianza di artisti diversi, personaggi, professionisti culturali e della comunicazione.

LA MOSTRA. “Confesso che ho giocato” di Paolo della Corte, fotografo con varie esperienze – dal reportage al ritratto d’autore – viene presentato in prima assoluta in Italia. È un lavoro di ricerca dell’autore sul rapporto fra realtà e gioco, e la percezione del gioco nella realtà circostante. La tematica portata avanti da Game Art Gallery dal 2008 con lo slogan ‘L’arte è in gioco’ viene qui affrontata in una indagine introspettiva, nata durante un viaggio in Bosnia Erzegovina quando – fotografando un lavoro di Jan Vormann fra i murales della pista da bob a Sarajevo – l’autore ha percepito chiaro il contrasto fra gioco e realtà. “Questa sensazione contrastante e inaspettata mi ha spiazzato” – racconta della Corte – “e mi ha reso evidente non solo l’importanza dell’insegnamento di mio padre, cioè che non bisogna mai perdere la capacità di giocare, ma il grande dolore che la perdita – anche solo per un istante – del “senso del gioco”, può causare. Ho iniziato quindi una personale indagine cercando di immortalare con il mio obiettivo proprio quel passaggio labile, un punto di confine quasi impercettibile, nel quale il gioco e i suoi strumenti possono rendere la realtà ancora più feroce di quanto non sia.

LA APP. Un contrasto forte, che non poteva non nascere in un Paese come la Bosnia Erzegovina, ricco di storia e dalla natura potente, che Paolo della Corte, in collaborazione con la giornalista e scrittrice Serena Guidobaldi, ha raccontato anche attraverso le sue foto in una app realizzata per Oxfam Italia nell’ambito del progetto “Sostegno alla creazione e promozione di percorsi di turismo ambientale e sostenibile in Bosnia Erzegovina” cofinanziato dal Ministero degli Affari Esteri italiano.

La app è strutturata come una guida dove gli itinerari sono tracciati per colore” spiega Silvana Grispino, Country Director di Oxfam Italia in Bosnia Erzegovina “Una caratteristica della Bosnia Erzegovina che immediatamente salta all’occhio, soprattutto quando per la prima volta si visita questo Paese, sono infatti i suoi colori brillanti. Per questo li abbiamo voluti come chiave narrativa di questo lavoro che si intitola “Somewhere [over the Rainbow] – tutti i colori della Bosnia Erzegovina” e che è una guida per costruire itinerari fuori dagli schemi, ma anche una serie di racconti per parole, suoni e immagini da leggere prima, durante e dopo il viaggio, alla scoperta di una terra “oltre l’arcobaleno”. In questo lavoro ben si inseriscono le fotografie di Paolo della Corte, il cui sguardo positivo è la migliore testimonianza della ripresa e della vitalità di questo territorio.”

“Le fotografie di Paolo Della Corte e l’app che testimonia da vicino la ripresa e la vitalità di un territorio ricco di culture e tradizioni -spiega Debora Ferrari che ha portato il tema alla Biennale di Venezia- portando all’attenzione di tutti il senso profondo delle attività umanitarie volte a comprendere e salvaguardare delle identità per accompagnarle alla loro rinascita completa e la documentazione serve a connettere verso l’esterno e comprendere verso l’interno”.

La sera del 27 giugno per il pubblico sarà possibile assistere alla presentazione della App e al vernissage della mostra fotografica insieme agli autori. “Con l’occasione – spiegano gli architetti Sala e Fekete – iniziamo a raccontare il nostro lavoro e le nostre esperienze insieme a Debora Ferrari che si occuperà della comunicazione dello studio e degli eventi con Laura Sangiorgi. I visitatori avranno modo sia di incontrare artisti e professionisti delle arti e della comunicazione sia al contempo potranno avvicinarsi al mondo della progettualità architettonica così ricca di fattori importanti, come è sempre stato, oggi spesso confusa per via di mode televisive. Ci occupiamo di progettazione e design e pensiamo che il pubblico avvicinandosi riscopra la bellezza del comunicare attraverso la ricerca architettonica e design industriale, voci in cui Milano è sempre stata capitale”.

Quindici fotografie realizzate tra oggi e il 2011 saranno visibili fino al 1 agosto in orario di apertura dello studio e previo avviso telefonico. Ma non è tutto. Dato il contesto lavorativo dell’esposizione (il pubblico che accederà infatti sarà nella sede dove gli architetti lavorano quotidianamente) dove si rimarca anche questo messaggio di vicinanza delle arti alla quotidianità, gli architetti mettono a disposizione dei bidoni di mattoncini delle costruzioni per il pubblico che sarà invitato a costruire e fotografare le costruzioni per condividerle nei social con lo spirito di collaborazione e partecipazione che ci occorrono oggi. L’ARTE è IN GIOCO.

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Anthony Fekete, Paolo Sala, Laura Sangiorgi e i collaboratori Ilaria Gianola e Daniele Pasquali, sono a disposizione in sede per approfondimenti sull’attività di architettura e design.

Debora Ferrari, comunicazioni social e media, può fornire altre informazioni sui progetti espositivi e culturali.

Gli autori Paolo Della Corte e Serena Guidobaldi sono raggiungibili per domande e interviste.

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Info e materiali per recensioni e articoli > pr.studiofase@gmail.com

Web > http://www.fase-ad.comhttp://www.paolodellacorte.eu | http://www.serenaguidobaldi.com | neoludica.blogspot.it

Social > Facebook; prossimamente Linkedin, G+, Pinterest, Tumblr

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